mercoledì 30 marzo 2011

LETTERA APERTA AL DIRETTORE SANITARIO DOTT. FRANCESCO BIANCHI



“Consapevole dell' importanza e della solennità dell' atto che compio e dell' impegno che assumo, GIURO: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; DI PERSEGUIRE COME SCOPI ESCLUSIVI la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell' uomo e il SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA” ....“di ASTENERMI DALL' "ACCANIMENTO" DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO” così inizia, e così conclude il giuramento moderno di Ippocrate.

C’è chi negli anni ha dimenticato questo giuramento, chi l’ha solamente recitato e non interiorizzato o chi, come il Dott. Franchi, ne ha fatto una missione ed un modo di vivere la sua quotidianità lavorativa.

Nell’Ospedale che Lei, Dott. Bianchi, dirige probabilmente ci sono reparti che funzionano, altri che zoppicano ed altri che proprio non vanno, ma vorrei esprimerle un parere assolutamente personale: il reparto di Geriatria è da ritenersi un’assoluta ECCELLENZA.

Non le sto esprimendo un giudizio dal punto di vista prettamente sanitario, ma da un punto di vista ancora più alto e di assoluta importanza: l’UMANITA’.

Trascorrere un intero mese in un reparto d’ospedale (dal 18/02/2011 al 18/03/2011) non è cosa piacevole né per chi è ricoverato, né per chi, da quel familiare, non riesce, per motivi affettivi, ad allontanarsi.

Arrivare, dopo un mese, a considerare il personale infermieristico ed OSS di un reparto quasi membri della propria famiglia, è un onore che mi è stato concesso.

Del reparto di Geriatria le garantisco che conosco a memoria ogni singola crepa ed ogni mattonella sbeccata, ci sono suoni che si sono stampati nella mia mente, ma ancora più indelebili si sono impresse nel mio cuore le voci del personale che mai ho visto compiere un qualsiasi gesto su di un paziente senza prima averlo chiamato per nome, accarezzato ed avergli spiegato cosa si accingeva a fargli.

Probabilmente lei riterrà che questo sia il loro dovere, il loro lavoro, il modo in cui DEVONO operare, mi spiace, ma in ognuno di quei gesti e di quelle voci io sono sempre e solo riuscita scorgere non un DOVERE, ma un vera e propria passione, una vera delicatezza ed una vera UMANITA’.

Ci sono gesti che valgono più di mille parole, come quello di estrema sensibilità e spontaneità che ho visto compiere dal Dott. Franchi nei confronti di mia madre: un accenno di sorriso ed una mano che sfiora la spalla di una figlia che sta assistendo impotente alla fine della vita della propria madre.

O la richiesta di un’infermiera di poter vedere il sorriso di mia nonna, perchè durante il lungo periodo di degenza l’aveva solo vista soffrire, ed è con quel sorriso, fatto con il cuore durante una notte insonne, che io continuo a ricordarla.

Poter terminare il proprio percorso di vita in un reparto pieno di delicatezza, diretto da una persona valida e positiva quale il Dott. Franchi, che credo abbia saputo sapientemente ed umilmente circondarsi di collaboratori molto preparati sia dal punto di vista professionale che umano, è un grande sollievo in un momento tanto inevitabile quanto doloroso.

Non potrò mai dimenticare la delicatezza della telefonata con la quale mi veniva comunicato di recarmi in ospedale perchè mia nonna era grave, come non scorderò mai gli abbracci spontanei che mi hanno accolto al mio arrivo in reparto e che, ad uno ad uno, mi hanno accompagnata alla porta della camera n° 10 come se quella “staffetta” volesse rendere meno pesante il peso che portavo nel cuore.

So che Lei spesso si troverà a dover fare tornare bilanci e conti economici, ma la prego non permetta mai che i numeri vadano a scapito dell’umanità e della professionalità di un reparto così importante dove non si curano solo le malattie dell’anziano e le loro conseguenze disabilitanti, ma si cerca di mantenere come obiettivo fondamentale il ritardarne il declino funzionale e mentale, mantenendone al contempo l’autosufficienza e cercando di garantirgli la miglior qualità di vita possibile o di accompagnarlo con la MASSIMA DIGNITA’ all’ultimo attimo della sua esistenza.